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31 dicembre 2012

MyNewGreatStory. Paperman, un soffio d'amore

La cultura sembra che sia in aria come parte del tempo.  
Tom Wolfe, critico d’arte americano riferendosi alla città di New York

Bianco e nero. Anni '40. NYC, Manhattan. Mattina.
George aspetta l’ennesimo treno per recarsi al lavoro. Una brezza cambia il senso delle cose. Un foglio fra le sue mani vola, sfiorando il volto di una dolce ragazza, Meg. Le scuse di lui, il sorriso di lei. Uno smack di rossetto rimane come traccia sul foglio. Un semplice sguardo, l’intesa, la scintilla solo per un secondo. La velocità del treno porta via tutto in un attimo. Lo sconforto e la routine dell’impiegato. Il caso, la svolta sul palazzo di fronte. Con fantasia e tenacia, pieghe di carta in volo, planano verso lei. Tentativi falliti per attirare la sua attenzione. Rabbia e disperazione. Magia di un vortice di carta che avvolge il protagonista affranto verso la stazione. Due treni in arrivo. Un soffio, il destino. Lo sguardo, l’amore che si chiude in un cerchio.

Paperman, cortometraggio prodotto dai Walt Disney Studios supervisionati da John Lasseter e diretto dal regista John Kahrs, supervisore all’animazione in film quali Gli Incredibili e Rapunzel - L'intreccio della torre, e animatore in A Bug's LifeToy Story 2, Monsters & Co., Ratatouille e Bolt, rompe gli schemi in maniera tecnica e apre la strada ad una nuova visione d’insieme, riproponendo la tradizione dei cortometraggi, oggi tipica di Pixar, con Disney affrontando un tema molto complesso: l’innamoramento. Un garbuglio di sentimenti dal forte coinvolgimento emotivo, un divenire di eventi causati dal destino, un movimento, un’esplosione collettiva improvvisa che trascina gli uomini in un vortice di rivolta e speranza, per potersi poi unire nell’amore.

George, personaggio in movimento, alienato, ma con la volontà al cambiamento; Meg, tondità di bellezza e di dolcezza, più aperta al sorriso. Hanno entrambi lineamenti molto semplici e puliti dotati di bidimensionalità del tratto in movimento in un corpo tridimensionale all’apparenza, caratterizzati dallo sguardo degli occhi e dalle espressioni del volto. Personaggi bidimensionali che mutano alla tridimensionalità grazie al destino di carta che vuole attrarre i due poli opposti. Essi si pongono in un ambiente pieno di grattacieli e di veicoli in movimento, bianco e nero puro e luminoso dove solo il rossetto stampato sul foglio è a colori, simbolo di quell’amore che si chiude in esso.

L’attenzione è posta tutta sull’azione dell’innamoramento e sul caso che li unisce. Solo l’attrazione e il caso li porterà a riconoscersi, a ricollegarsi all’inizio. E’ il soffio, il vento, che simboleggia il destino che cambia la giornata di queste due persone, rendendo tutto magico e speciale. Egli insegue ciò che l’istinto vuol fargli conoscere, visto che il treno passa una sola volta nella vita o lo prendi la prima volta o non lo prendi più. Lei, incurante da principio, nemmeno sente o vede cosa accade nell’altro edificio dall’altra parte della strada, non percepisce che lui stia ritentando volo su volo per farle capire cosa prova, è solo carta contro muro. Così finiti i fogli e gli aeroplanini, egli scappa dall’unica sicurezza, il suo lavoro, e la rincorre, ma si sente distrutto e arrabbiato, perché lei è un essere sfuggente e meraviglioso al tempo stesso e non facile da ottenere. Tutto ciò viene ostacolato da un antagonista presente nell’ufficio, il Capo, un uomo geometrico e squadrato in volto, che cerca e fa in modo di contrastare il protagonista con scartoffie giornaliere da compilare, facendogli dimenticare per un attimo la propria attrazione d’amore. Un capo infastidito dalle cose che avvengono all’esterno del lavoro di routine, ma fortunatamente l’istinto prevale e George capisce quale sia la cosa più importante in quel momento, cioè mollare gli ormeggi, uscire dal porto sicuro e lasciare che il vento gonfi le sue vele, esplorando, sognando e scoprendo quella incantevole ragazza che gli porterà l’amore.

Paperman porta in sè numerosi sotto-temi tra cui l’arte e la cultura del modernismo americano degli anni '40 di una Manhattan in divenire in profondo fermento culturale, una rottura dei generi tradizionali, come poi fa anche il corto, frammentando le idee di tempo e di luogo; una volontà sostanziale degli artisti di intervenire direttamente sulla vita della società moderna per trasformarla in senso positivo per progettare un’arte nuova, un’estetica globale, una svolta totale, quasi richiamando quanto stia facendo Disney con la nuova cultura del rinascimento digitale, portato avanti dai pionieri Ed Catmull e John Lasseter, oggi rispettivamente presidente e direttore creativo degli studi d'animazione Disney e Pixar. Dall’architettura, all’arte, alla grafica, alla moda, alla pubblicità verso la pop-art degli anni '60 con una volontà di abbellire e migliorare la vita dell’uomo moderno nelle metropoli gigantesche e verticali, concependo il nuovo concetto di design funzionale per identificarsi con la forma bella, esaminando materiali e tecnologie, basando il linguaggio sulle linee-forma, sulla ricerca dell’eleganza stilistica, sui ritmi musicali agili e dinamici, sul senso di leggerezza con una visione serena e ottimistica delle cose.

“Riempiamoci gli occhi di meraviglie, vivendo come se dovessimo cadere morti fra dieci secondi”, come direbbe lo scrittore fantastico Ray Bradbury riprendendo i temi del Carpe diem di Orazio e la ricerca della felicità di Seneca fino al tema dell’Amore messo in atto dal Destino presente nei miti platonici, tematiche che si presentano a noi in questa storia d’amore creata dal destino e dal caso.

Questo piccolo gioiello prende spunto anche dalla sua stessa arte, quella del cinema ambientato a New York. Dall’inizio di Manhattan di Woody Allen“per lui, in qualunque stagione, questa era ancora una città che esisteva in bianco e nero e pulsava dei grandi motivi di George Gershwin [...] era una metafora della decadenza della cultura contemporanea”, alla New York noir de La città nuda di Jules Dassin alla commedia americana di Colazione da Tiffany, fino alla citazione della scena iniziale di un film Pixar ambientato nella California tra gli anni '50 e '60, quale è Up.

La colonna sonora è fondamentale e portante all’interno del corto, un film muto proprio come nel periodo storico che vivono entrambi i personaggi. Curata da Christopher Beck in maniera esemplare nell’ascesa dei tempi e delle azioni sullo schermo in progressione, con richiami alle sonorità della scena iniziale di Up curata da Michael Giacchino, in cui veniva riassunta una vita di due innamorati in pochi minuti. Egli dialoga tra archi e percussioni, mixando rumori dell’ambiente cittadino al tema principale che ricrea una vera e propria sinfonia dell’innamoramento. Egli in maniera molto didascalica verso gli eventi visivi che si susseguono, ci fa entrare nella scena, istante per istante, facendoci provare sorpresa, rabbia, tenacia fino alla corsa finale verso la scintilla dell’amore ricreando un tema più pop e di una cultura più contemporanea memore degli anni '60 che si costruiranno in quella metropoli con Andy Warhol.

Paperman è un passo avanti nell’evoluzione tecnica di Disney Animation e anche Pixar, che ne prende parte a questo storico cambiamento in fermento e in potenza. John Lasseter ha sempre sostenuto che “I computer non creano animazioni al computer più di quanto una matita crea animazioni a matita. Ciò che crea l’animazione al computer sono gli artisti.” Questo corto ne è la prova, visto che è un incrocio tra animazione tradizionale e CGI, richiamando il cortometraggio animato di John Lasseter Where the Wild Things Are, che metteva in luce un personaggio bidimensionale in un ambiente disegnato interamente in computer grafica. John Kahrs con l’aiuto di Glen Keane, già in Rapunzel - L'intreccio della torre, con questa nuova tecnologia chiamata Meander e con la tecnica chiamata Final line advection ha voluto fondere l’animazione CGI con la tecnica e il tratto in movimento della matita dell’animatore per riportare la tradizione del passato nel presente della computer grafica. Il disegno può avere dunque un effetto davvero potente, viscerale sullo spettatore. Questo tipo di foto-realismo stilizzato e animato non sarà l’unica via a cui l’animazione futura potrà guardare, ma una delle tante vie che il futuro ci porterà e ci offrirà. E’ possibile creare la rabbia, la sorpresa o l’angoscia con pochi tratti a matita. Riproporre la tradizione del tratto e del disegno grazie alla tecnologia è importante e rivitalizzante per non dimenticare il nostro passato artistico pieno di tratti, simboli e linee in movimento.

Bozzetto di John Kahrs
Il titolo Paperman non solo richiama la storia ma persino la tecnica mista, un foglio di carta in movimento ed in divenire che porta avanti la storia, ma che ci ricorda la tradizione delle cell animate creata da un uomo-animatore che prova col tratto ad emozionarci sul grande schermo.

Paperman racconta l’innamoramento di due persone, cullate da una brezza-destino che ci ordina di non mollare mai e di farci vedere cosa ci sia di più bello della bellezza della vita quotidiana, vincendo l’attenzione del proprio sogno, promettendosi l’amore. Grazie all’imprevedibilità delle cose e al lasciarsi trasportare senza preoccuparsi degli altri e delle sue conseguenze, il corto ci deve far riflettere sull’importanza della vita e sulla semplicità delle cose che ci circondano, insomma la storia di due volti che s’incrociano e s’illuminano nel mondo per raggiungere la vera felicità.