Il sorprendente spettacolo delle macchine dapprima
Abbagliò il borghese e fece gridare al miracolo.
Ma la seconda volta non vi accorse più,
Non fu più emozionato da alcuno di quegli oggetti.
E persino raramente soddisfano la vista.
Quando sento il fischio, non trovo mai
Il cambiamento sollecito che speravo.
Spesso il contrappeso resiste al carro più bello
Un dio è appeso alla corda e grida al macchinista
Un resto di foresta rimane in mare
E la metà del Cielo in mezzo all’Inferno.
Epistola À M. de Niert. Sur l’opéra in Jean de La Fontaine, Œuvres diverses
Vi siete mai chiesti, guardando alcuni capolavori d’animazione come Pinocchio o Fantasia, come creavano quelle immagini animate? La risposta era sempre un mistero. Ma oggi abbiamo certamente delle risposte grazie alla scoperta di questa incredibile storia.
Nel corso degli anni, i segreti degli effetti speciali dei film fantastici sono stati ben documentati da numerosi libri o storie orali che ci hanno raccontato gli strumenti e i metodi. Georges Méliès (1861-1938), pioniere e gran maestro dei trucchi cinematografici, da bravo illusionista, ci lasciò disegni ed annotazioni che rivelarono i dispositivi meccanici ed ottici da lui impiegati in film come The Merry Frolics of Satan (1906). Sulla Golden Age Disneyana e su i suoi metodi riguardanti gli effetti speciali alla fine del 1930 non vi furono ritrovamenti scritti a riguardo. Questo può sembrare sorprendente, considerando la grande quantità di ricerche e scritti sull’animazione Disney e su i suoi personaggi. La credibilità dei disegni nei primi classici Disney fu notevolmente migliorata grazie agli effetti speciali creati con dispositivi ottici e meccanici. Ma addentriamoci nella storia.
All’indomani dell’inizio della Seconda guerra mondiale, un misterioso ed audace emigrato tedesco sbarcò in America cercando lavoro nel reparto tecnico Disney. Grazie alla sua incredibile immaginazione e tecnica contribuì alla lavorazione di Pinocchio, Fantasia, Dumbo e Bambi, sconvolgendo il reparto tecnico per la costruzione di nuovi effetti speciali appuntandosi su di un taccuino ogni aspetto tecnico, per la sua estrema maniacalità, mantenendo vivo il processo creativo. Un decennio dopo aver lasciato la Disney, mentre si avventurò in America Centrale, si persero le sue tracce nella giungla del Guatemala. Quasi 40 anni dopo la sua scomparsa, possiamo analizzare ed ammirare il suo taccuino nascosto sotto il letto della sua vecchia abitazione a Los Angeles.
Questa è la premessa dell’imponente volume dedicato interamente ad Herman Schultheis scritto dal grande storico ed animatore italo americano John Cannizzaro jr. in arte John Canemaker dal titolo The Lost Notebook: Herman Schultheis and the Secrets of Walt Disney’s Movie Magic edito dalla Walt Disney Family Foundation Press, casa editrice del museo della Famiglia Disney dove si trova la copia originale del taccuino e quella interattiva da poter virtualmente sfogliare (https://vimeo.com/10195903) per merito della figlia di Walt Disney, Diane Disney Miller, scomparsa nel novembre 2013, a cui è dedicato il volume stesso.
Ad introdurre questa affascinante storia ci pensa Pete Docter, regista Pixar di Monsters & Co., Up e del prossimo lungometraggio Inside Out in uscita nel 2015:
“È difficile immaginare un momento più emozionante nel fare animazione o nel fare arte presso lo studio Disney tra gli anni ’30 e ’40. Basti pensare a quello che fecero, mi batte il cuore solo al pensiero! Sotto la guida di un uomo entusiasta come Walt Disney, centinaia di uomini e donne si spinsero oltre i confini, ridefinendo la nuova forma d'arte dalla storia alla fotografia, dal design al suono. Stavano facendo cose che non erano mai state fatte prima. Ed incredibilmente, 80 anni dopo, il lavoro che fecero non è relegato in un magazzino del museo, né è studiato solo dagli storici, ma i film sono di proprietà di milioni di persone e dei bambini e possono essere guardati tutti i giorni. Quali altre opere d’arte possono vantare questa distinzione?
Per me, l'emozione che crea l’animazione è sempre stata il suo artificio. Guardando Topolino condurre i cieli e controllare i movimenti delle galassie in Fantasia, pensi e credi volentieri che ciò che vedi sullo schermo sia reale. Sei travolto dall'umorismo, dalla grandezza, o dall'emozione di un momento… solo per ricordare a te stesso che si sta guardando un disegno. Come ogni buon trucco di magia, si sa che non c'è modo di vedere un elefante vero che scompare nel nulla, ma vi giuro che è appena accaduto di fronte a voi. Per me parte del divertimento è la consapevolezza che ciò che stavo guardando fosse fatto a mano e per questo sono diventato un animatore.
Ho il sospetto che Walt Disney avrebbe rabbrividito al mio apprezzamento per i fili di una marionetta, per il fumo e gli specchi che permettevano al pubblico di scoprire la magia di quel momento. Tanto del suo sforzo è stato rendere magico ogni cosa senza spiegarne il funzionamento. A Walt non piacevano le persone consapevoli della finzione, ma voleva che il pubblico fosse spiazzato per ciò che vedeva sullo schermo. Eppure era ovviamente orgoglioso dell’innovazione tecnica della sua squadra. Molto è stato scritto circa lo sviluppo della storia, il design e l'animazione negli studi Disney. Eppure nessuno dei film di Walt avrebbe avuto successo senza il dipartimento Camera, dove lavorò uno sconosciuto tecnico tedesco di nome Herman Schultheis. I suoi compiti all’interno dello studio furono i più vari e complessi, compresa l'adozione di fotografie di riferimento per gli animatori, la creazione di impianti per la ripresa di strati di opere d'arte in movimento, contribuendo ad inventare effetti speciali e nuovi trucchi visivi, trovando il modo di riprodurre disegni senza l'aiuto di fotocopiatrici o scanner.
Come il resto dello studio, l'innovazione e l'invenzione era una cosa quotidiana nel dipartimento Camera. Schultheis e i suoi compagni crearono un livello sorprendente di sperimentazione e di esplorazione, una testimonianza di un’unità tecnica nata per la qualità. Ma soprattutto è una cosa incredibile che ciascuna di queste scene fossero girate senza il beneficio di un feedback in tempo reale, ma solamente inviate al laboratorio per essere sviluppate. L’animazione in generale, non è per coloro che necessitano di una gratificazione immediata. Anni dopo con i nostri computer e il controllo digitale, per noi è molto difficile immaginare come alcuni di questi effetti siano stati raggiunti e molto rapidamente siano stati scartati con l’avvento della nuova tecnologia.
Ma nel suo taccuino meticolosamente preparato, Herman Schultheis ci dà una sbirciatina al dietro le quinte, offrendoci una spiegazione di come i trucchi magici sono stati eseguiti e di quanto impegno sia stato richiesto per arrivare sullo schermo. Si vedono le foto degli ippopotami, degli elefanti e dei ballerini che gli animatori unirono per immaginarsi una ballerina improbabile per la Danza delle Ore in Fantasia. I fiocchi di neve, disegnati a mano collegati a motori di filatura per la Suite dello Schiaccianoci. Una vasca piena di fango e farina d'avena spumeggiante come lava per il Rito di Primavera. Schultheis documentò tutta l'ingegnosità nel momento in cui stava accadendo.
Tutto ciò è sorprendente considerando il lavoro che deve esserci stato per fotografare ed annotare ogni cosa. Siamo fortunati ad avere questo magico taccuino che ci offre un viaggio indietro nel tempo, portandoci a vedere da vicino quel periodo eccitante per realizzare quella magia.
Nell'autunno del 1990, James Curtice Kent comprò una casa vicino ai vecchi studi Disney di Hyperion Avenue a Los Angeles. Tra i mobili della casa trovò migliaia di fotografie, alcuni disegni, corrispondenze, e annotazioni scritte da Herman J. Schultheis, un ingegnere degli effetti fotografici e speciali che lavorò per la Disney durante la Golden Age tra il 1930 e 1940. In uno dei cassetti, trovò cinque album curiosi, scoprendo un tesoro della storia dell'animazione: un resoconto dettagliato di come la Disney creò i suoi primi capolavori. Ognuno degli album personali di Schultheis conteneva le informazioni rare sul lavoro e sui processi degli studi Disney durante la sua prima grande era innovativa. Ciascun album fu prezioso per capire quali furono le grandi intuizioni di un'impresa artistica e commerciale del ventesimo secolo che influenza ancora la cultura popolare del mondo.
Herman Schultheis soprannominato Schulty, fotografo appassionato e tecnico esperto di laboratorio, lavorò per la Disney per un breve periodo dal 1938 al 1941. Eppure questa sua maniacalità di ingegnere poliedrico coincideva con l'epoca delle innovazioni rivoluzionarie dello studio, dove un piccolo esercito di pionieri dell'animazione creò Biancaneve e i sette nani (1937), Pinocchio (1940), Fantasia (1940) Dumbo (1941) e Bambi (1942). I contributi creativi degli animatori Disney, gli story artist, e i designer sono stati giustamente celebrati nel corso degli anni, mentre il lavoro dietro la macchina da presa, del processo di laboratorio dello studio e degli effetti visivi fantasiosi per migliorare la credibilità dell'animazione dei personaggi dei film, non fu mai scoperto e studiato fino a che Schultheis non cominciò a scrivere questo nuovo tassello mancante.
Questi tecnici inventarono un nuovo vocabolario degli effetti speciali animati audace per il suo tempo. Il pubblico applaudì la loro maestria come la multiplane camera nella scena attraverso il villaggio di Geppetto in Pinocchio o il viaggio di Fantasia dentro i vulcani che eruttavano lava, o i fiocchi di neve che cadevano delicatamente nel cielo invernale, ed i suoi spettri raccapriccianti tra le nebbie sotto il Monte Calvo.
Walt Disney in quegli anni produsse alcuni cortometraggi per far capire la magia del dietro le quinte dell’animazione quali A Trip Through The Walt Disney Studios (1937) (https://www.youtube.com/watch?v=au5W_CPLP2Y&feature=kp), How Walt Disney Cartoons Are Made (1939) (https://www.youtube.com/watch?v=mhfp6Z8z1cI), ma soprattutto il lungometraggio The Reluctant Dragon (1941) che raccontava della creazione dei film animati presso gli studi, destando molta curiosità presso il pubblico, stupito dalle produzioni animate. Solo in seguito nel 1957 nel cortometraggio Tricks of Our Trade apparso nel programma TV Walt Disney's Wonderful World of Color condotto da Walt Disney stesso, apparsero alcune immagini più dettagliate del funzionamento della multiplane camera e degli effetti speciali per ricreare la lava nella scena del Rito di Primavera in Fantasia.
Lo stato dell’arte degli effetti visivi Disney superò per ampiezza e diversificazione gli studios rivali che producevano impressionanti effetti fotografici e meccanici come la MGM nel film Il mago di Oz (1939). La Disney raggiunse la magia degli effetti speciali non lavorando con persone o luoghi reali, ma potenziando i disegni di personaggi e le ambientazioni, con un metodo più difficile per impressionare il pubblico. Effetti meccanici e fotografici si fondevano con i disegni animati in effetti, come bolle, incendi, gocce di pioggia, colate di lava, e altri fenomeni, amplificando il loro design e il movimento.
Decenni prima dell'era digitale, il loro software consisteva in tavole di legno, vetro, martelli, chiodi, vernici, gesso, cavi elettrici, nastri adesivi, varie lenti posizionate sulla macchina da presa, dove la luce filtrava, prodotti chimici e fotografici, destrezza fisica, sudore, tonnellate di pazienza, e lampi di ispirazione. Dopo aver catturato il trucco o la gag, come veniva chiamato, su pellicola, si smontavano le attrezzature temporanee di fortuna. Purtroppo dopo l'entrata degli Stati Uniti nella Seconda Guerra mondiale, l'età d'oro della Disney si concluse. I costosi e laboriosi effetti speciali che abbellirono i suoi primi cinque film furono interrotti ed i processi che stavano dietro la loro creazione furono apparentemente perduti nella storia. Nulla è stato mai scritto. O almeno così si pensava fino al ritrovamento di questo taccuino.
La scoperta, mezzo secolo dopo, della serie di album di Herman Schultheis ci dà una testimonianza illustrata di come gli effetti visivi Disney raggiunsero lo schermo. Schultheis compilò questa storia tutta a mano in un album di grande formato, unendo con cura le proprie fotografie con le opere d'arte, le pellicole ed altri oggetti di produzione. Nel taccuino registrò esattamente come il team creò gli effetti speciali, annotando i dettagli tecnici dalle aperture delle lenti ai tempi di illuminazione.
Herman Schultheis a giudicare solo dai suoi taccuini, era uno storico amante di ogni sorta di tecnicismo, affascinato dal suo lavoro e da quello dei suoi colleghi Disney. Nei suoi scritti e nelle fotografie, ha metodicamente documentato i processi del dietro le quinte. Era un immigrato tedesco con una laurea in ingegneria elettrica, un uomo dai molti talenti e curiosità, un dono per la fotografia, una conoscenza approfondita della musica, e un amore per i viaggi. Era, infatti, un viaggiatore insaziabile che fece centinaia di fotografie in tutto il mondo dal Mediterraneo ai Caraibi, dal Nord al Sud America viaggiando con la moglie. Herman sognò di diventare una figura importante nel settore cinematografico in America, ma il suo obiettivo si rivelò irraggiungibile. Anche se ebbe coscienziosamente costruito una serie di competenze tecniche durante il lavoro di un decennio a New York, per la sua incredibile versatilità, una volta venuto a Hollywood, la sua passione si rivelò passività. Grazie ai suoi talenti, la pianificazione e l'ambizione, Schultheis fu in grado comunque di trovare lavoro di produzione in un unico grande studio cinematografico: la Disney. Schultheis si sforzò a distinguersi per essere riconosciuto ed ammirato. Quando non riuscì a diventare qualcuno nel cinema, tornò a viaggiare facendo l’archeologo come amatore, scomparendo nel 1955 nella fitta foresta che circonda le rovine di Tikal, in Guatemala.
Si presume che il suo taccuino lo fece in parte per il suo piacere personale e per esprimere l'orgoglio nel suo lavoro. Dall’altra potrebbe averlo costruito per venderlo allo studio stesso. Probabilmente gli album servirono come giustificazione del suo valore come dipendente creativo, ambizioso ed egocentrico, visto che mise numerose fotografie di se stesso nei quaderni, dando l'impressione che fosse in una posizione di leadership. In realtà, non lo era, e il notebook potrebbe essere stato una tattica di sopravvivenza per assicurare la sua occupazione continua negli studi.
Ognuno dei cinque album recuperati contiene dei tesori. Schultheis prestò il suo talento fotografico per i numerosi dipartimenti della Disney al di là del team degli effetti speciali, la gamma dei soggetti dei suoi album riflettono il suo impiego eclettico nello studio. Il centro ricerche Disney lo mandò in giro per gli Stati membri a fotografare animali nei giardini zoologici e in ambienti naturali come materiale di riferimento per gli artisti in studio; i direttori del Dipartimento animazione dei personaggi e del design lo utilizzarono per le sue abilità di miniaturizzare i disegni per le tecniche speciali su acetato riproducendo i disegni dei model sheet.
Due degli album contengono numerose fotografie che Schultheis scattò per la pubblicità per le anteprime di Pinocchio al Pantages Theatre il 9 febbraio 1940 e per Fantasia al Fox Carthay Circle Theatre il 29 gennaio 1941. Un terzo taccuino, dal titolo La fotografia a colori vi sono fotografate drammaticamente piccole maquettes lluminate in gesso tridimensionale di personaggi come test colore per Fantasia, come il Bacco circondato da grappoli d’uva e gli struzzi che ballano su un palcoscenico greco classico in miniatura. Questo notebook offre anche grafici densamente dettagliati dei test cromatici Kodachrome, analisi complesse del colore e la descrizione delle tecniche di stampa. Il quarto quaderno, redatto alla fine del 1940, è un’esplorazione condotta per un nuovo tipo di libro destinato a promuovere Dumbo, uscito il 23 ottobre 1941. Previsto per essere considerato dai dirigenti Disney, forse Walt Disney stesso, Schultheis suggerisce di raccontare la storia di Dumbo in un libro 3-D per bambini con le foto dei bozzetti dei personaggi che utilizzano la tecnica stereoscopica a due colori detta anaglifica. Schultheis voleva dimostrare il processo al talento di uomo di spettacolo, includendo un documento affascinante di un “occhialino” a forma di testa di Dumbo, dotato di una lente rossa e una verde, all'interno di ciascuna delle sue orecchie e con la proboscide come manico. Il quinto quaderno è dedicato alle produzioni filmiche più importanti incluso il lungometraggio a tecnica mista The Reluctant Dragon. Il taccuino è intrigante, informativo, un catalogo dettagliato degli effetti speciali utilizzati nei film Disney e dei segreti della loro creazione.
Una storia affascinante di un uomo curioso e del suo taccuino, ricordati come custodi dell’incredibile magia del cinema che ci lascia sempre con gli occhi increduli e la bocca aperta di fronte allo schermo in movimento.