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16 marzo 2015

MyNewGreatStory: 75 anni di Immaginazione, Forma e Funzione - La Storia dei Walt Disney Studios

“Walt Disney dà per garantito che ogni artista che entra in studio 
intenda fare dell’animazione il suo lavoro per tutta la vita.”

(Brochure Walt Disney Studios - 1938)

Burbank, Los Angeles (CA)
Walt Disney Studios in costruzione, Burbank
Walt Disney Studios, Ingresso, Burbank
Burbank. San Fernando Valley, LA (CA). Sono passati ormai 75 anni dalla prima pietra posta a fondazione degli studi Disney nella cittadina di Burbank vicino Hollywood, incubatore di sogni, forma e progresso. I Walt Disney Studios furono il primo studio di animazione progettato specificatamente per essere il miglior studio di animazione nella storia, costruito ad hoc per migliorare il lavoro dei suoi dipendenti. Il primo studio Disney fu quello di Hyperion Avenue che dal 1926 al 1940 aveva accolto numerosi artisti e tecnici. Walt però anno dopo anno, pensò che fosse il momento di cambiare. Lo studio era diventato un guazzabuglio di persone e di edifici sparpagliati  e sconnessi tra di loro, rendendo sempre più complesso il processo di produzione filmica. Si lavorava alacremente a nuove idee per film come “Fantasia” (1940), “Pinocchio” (1940), “Bambi” (1942) ed a nuovi cortometraggi. Grazie all’enorme successo di “Biancaneve e i 7 nani” (1937) Roy e Walt pensarono di espandersi, mettendo gli occhi su un nuovo terreno di 51 ettari nei pressi di Burbank confinante il Griffith Park, proprietà del Department of Power & Light di Los Angeles fino a quel momento utilizzata a scopo militare.

Insegna Luminosa, Walt Disney Studios, Hyperion Avenue
Walt Disney Studios, Hyperion Avenue
Foto di gruppo, Walt Disney Studios, Hyperion Avenue
Walt pensò di commissionare il progetto dell’intero studio al famoso designer industriale Kem Weber al fine di progettare uno studio moderno e contemporaneo dagli edifici esterni agli arredamenti interni. Il nuovo complesso si trovava tra la Buena Vista e l’Alameda street. Il trasloco dalla sede storica di Hyperion Avenue durò circa 6 mesi. Nel maggio del 1940 il passaggio allo studio di nuova costruzione fu completato. Come ricorda lo storico Neal Gabler nel libro “Walt Disney: The Triumph of The American Imagination” (2006): “Walt si immaginò lo studio in termini psicologici. Dal momento in cui iniziò ad idealizzare la pianificazione dello studio, aveva in mente il grande effetto psicologico dello spazio fisico. Sentiva che se le persone erano felici, avrebbero creato bene.” Frank Crowhurst, sovrintendente alle costruzioni del nuovo studio, ricordò una frase chiave di Walt Disney di quel periodo: “Datemi i progetti e le funzioni distribuite in modo intelligente. Poi non mi interessa quello che fate con l'aspetto, purché non distruggiate quelle funzioni.” Walt Disney costruì per 3 milioni di dollari una cittadella della creatività animata con strade e marciapiedi, lampioni, canali di scolo e attrezzature antincendio, 21 edifici che comprendevano un teatro con 750 posti, un ristorante, tre studi di registrazione, il reparto animazione che poteva accogliere 900 artisti, i parcheggi, una stazione di servizio, un ambulatorio medico, i laboratori di falegnameria, di meccanica ed elettromeccanica, gli uffici casting, l’amministrazione e l’ufficio acquisti.

Roy Disney e Walt Disney
La planimetria degli studi



Fu proprio Karl Emanuel Martin (KEM) Weber il grande progettista ed industrial designer tedesco che diede un’atmosfera molto rigorosa ed ordinata, fluida ed efficiente, di design funzionale a questo studio. Diplomato alla Scuola di Arti Decorative di Potsdam lavorò per i padiglioni tedeschi nel 1910 per “Exposition Universelle” a Bruxelles, nel 1915 per “Panama-Pacific International Exposition” di San Francisco e nel 1928 per “International Exposition of Art in Industry” a New York. Tra i suoi progetti più importanti ricordiamo il negozio di scarpe “Sommer & Kauman” a San Francisco e la “Bixby House” a Kansas City, Missouri. Lo studio Disney per Weber doveva essere un’interpretazione dello stile internazionale dell’epoca con un’enfasi decorativa al suo interno. Fu influenzato dallo stile egiziano e maya, ma soprattutto dal design puro e pulito del modernismo europeo. Egli progettò infatti mobili e suppellettili molto scultorei e regolari come la sedia “Airline” (1934). Non è un caso che lo stile “Streamline Modern” sia un movimento che sostituisce linee rette ed angoli con curve e bordi arrotondati rendendo tutto più sinuoso. Tutto ciò provoca una sensazione di velocità, efficienza e modernità in un modo decisamente americano. Walt infatti voleva costruire una “macchina architettonica per fare film” in maniera efficiente e funzionale e lo stile architettonico doveva essere utile a ricordare ai suoi dipendenti il progresso e la funzione. Weber non solo pensò all’architettura, ma disegnò anche le scrivanie, i banchi di animazione, di layout e di inchiostrazione. Divenne iconico negli studi soprattutto per la creazione di un carattere tipografico chiamato con il suo nome “Kem Weber font”, di ispirazione futurista e modernista utilizzato per la segnaletica e le insegne dello studio.


Airline Chair
Bozzetto Bixby House, Kansas City, Missouri
Zephyr, orologio elettrico



Animation Desk
Kem Weber Font
Disney era comunque coinvolto in ogni aspetto di design nella sua funzione; voleva solo migliorare il processo di creazione costruendo una struttura efficiente. Il processo aveva il ruolo chiave per determinare la vita e la morte di un edificio e lo studio di Burbank costituiva tutto il processo animato. Come ricorda il padre del movimento moderno degli Stati Uniti d’America, Louis Henry Sullivan in un articolo del 1896: “Tutte le cose in natura hanno un aspetto, cioè una forma, una sembianza esterna, che ci spiega che cosa sono, che le distingue da noi stessi e dalle altre cose. Senza dubbio in natura queste forme esprimono la vita interiore dei sistemi naturali, la qualità originaria, di animali, alberi, uccelli, pesci […]. Nella traiettoria del volo dell’aquila, nell’apertura del fiore di melo, nella fatica del lavoro duro del cavallo, nello scivolare gaio del cigno, nella ramificazione della quercia che si aggroviglia intorno alla base nel movimento delle nubi e sopra tutto nel movimento del sole, la forma segue sempre la funzione, e questa è la legge. Dove la funzione non cambia, la forma non cambia […]. È la legge che pervade tutte le cose organiche e inorganiche, tutte le cose fisiche e metafisiche, tutte le cose umane e sovrumane di tutte le manifestazioni concrete della testa, del cuore, dell’anima, che la vita è riconoscibile nella sua espressione, che la forma segue sempre la funzione. Questa è la legge.” Questo era ciò in cui credeva Walt Disney. Per creare il perfetto banco di animazione Walt Disney chiese all’animatore Frank Thomas, uno dei suoi animatori più fidati, di progettarne uno basato sulla sua esperienza. In seguito Walt utilizzava Weber per perfezionare la progettazione e per fabbricare le scrivanie. Come ricorda Bob Thomas “Walt progettava lo studio di Burbank in ogni suo particolare fino al contorno delle sedie.”

Louis Henry Sullivan








La maggior parte degli studi cinematografici di Hollywood erano un mix di teatri di posa costruiti in maniera frettolosa. Walt voleva qualcosa di molto diverso per i suoi talenti creativi. Il suo studio doveva sembrare come un campus universitario ordinato in dipartimenti uniti tra di loro in maniera semplice e funzionale quasi a richiamare la Stanford University. Il complesso si basava su una facile planimetria unita ad un’architettura senza tempo. Si entrava nello studio Disney attraverso uno dei tre ingressi. Il sistema di circolazione interna era basato su una griglia di strade simile ad una cittadella in maniera logica e semplice. Le due strade principali erano la Mickey Avenue, che correva da Nord a Sud, e la Dopey Drive, che viaggiava da Est a Ovest. All'incrocio di queste due strade vi era il famoso “Pluto’s corner”, angolo stradale dove vi era il famoso cartello con Topolino e Pisolo che indicavano l’incrocio tra le due vie principali. Le strade interne erano molto strette con dei marciapiedi utili per invogliare i dipendenti a muoversi a piedi, in bicicletta o su macchine da golf. Muoversi tra i dipartimenti doveva essere un piacere. Le aree di parcheggio non a caso furono realizzate ai bordi dell’intero studio. Gli edifici furono immersi da isole verdi decorate da robuste querce. Ogni servizio ed apparato tecnico fu collocato sottoterra per trasformare il complesso in un parco-ufficio suburbano, intimo ed accogliente.



















Al centro di tutto vi era il cuore di tutto lo studio: l’Animation Building. La progettazione di questo edificio espresse sempre più la filosofia dell'architetto Louis Henry Sullivan il quale sosteneva: “Un edificio adeguato si sviluppa naturalmente, logicamente, e poeticamente da tutte le sue condizioni.” Nel complesso, la volumetria degli edifici fu disposta di elementi orizzontali e linee pulite. Gli edifici ripetettero i vari elementi in tutto il campus, creando un senso di ordine e di armonia. Questo fu un pattern di design chiamato “ripetizione alternata”. In linea con il modernismo, vi fu una mancanza di dettaglio architettonico. Tutte le costruzioni si basarono sui materiali esterni, come i piani di mattoni al piano terra, che furono tenuti insieme con la malta disposti a coppie, uno sopra l'altro. L'edificio sembrò abbracciare la terra. Costruito su tre piani da un struttura a doppia H, permise la distribuzione delle sollecitazioni dovute ai terremoti, ma soprattutto essendo formato da otto ali separate rispondeva al bisogno di avere quante più stanze possibili rivolte a Nord, per una questione di illuminazione. Al primo piano si trovava l’ufficio di Roy Disney e il dipartimento affari, con gli animatori e i loro assistenti, quali gli intercalatori e i clean-up artist; al secondo piano i registi e i layout artist; al terzo piano gli sceneggiatori, gli story artist, i compositori musicali e la suite di Walt Disney. L’ufficio di lavoro di Walt era formale, ma vi era anche una piccola cucina ed un appartamento dove Walt ogni tanto passava la notte. Una copia del suo ufficio la ritroviamo anche nel set della serie tv “Walt Disney’s The Wonderful World of Color”. Per ogni piano vi era una segretaria che gestiva le entrate degli ospiti. 







Ufficio di Walt Disney
La scrivania di Walt Disney
L’edificio poteva risultare alla vista un complesso istituto, così i progettisti giocarono con diverse combinazioni di colori per dare leggerezza ed allegria all’edificio. Si ispirarono al deserto californiano con colori quali terracotta, terra bruciata, rosso, fino ai colori crema più chiari disposti in alto a formare un gradiente. Tuttavia, questa scelta non era solo bella, ma anche funzionale. Walt voleva che il colore degli esterni servisse a calmare gli occhi degli artisti che vedevano colori saturi durante tutta la giornata lavorativa. Gli interni per Walt Disney non dovevano essere tristi o monotoni in termini di colore e nessuna ala doveva avere lo stesso colore. Infatti vennero applicate diverse tonalità di azzurro, grigio e terra bruciata. Lo scopo principale era rendere l’architettura funzionale al lavoro. Ad esempio Il grigio era utilizzato nelle stanze in cui gli artisti avrebbero lavorato con il colore per evitare riflessi di colore sulle pareti. Le finestre dell’Animation Building furono orientate a Nord questo perché la luce del Nord era la migliore essendo una luce costante nel tempo. Gli animatori e i coloristi potevano dipingere tutto il giorno e il soggetto non sarebbe mai cambiato. Le finestre furono dotate di tende da sole in metallo per ogni evenienza. Ogni ala era infatti collegata al corridoio centrale con dei giunti di dilatazione in rame. Così i dipartimenti per l'orchestra, gli effetti sonori e i dialoghi erano ben insonorizzati con materiali isolanti e morbidi, vista la vicinanza con aeroporto Lockheed di Burbank.

















Di fronte all’Animation building vi era quello dell’Ink & Paint comunicante con un tunnel così che in qualsiasi stagione i disegni potessero essere trasportati senza aver paura delle intemperie. Infatti all’epoca la temperatura e l’umidità erano essenziali per la qualità del lavoro e per il comfort dei dipendenti. Un ampio sistema di aria condizionata era stato installato dalla General Electric per aiutare il mantenimento degli edifici, il più possibile pulito, per evitare polvere e pulviscolo sugli obiettivi, sugli acetati e sui film. L’umidità era controllata per mantenere i colori non troppo secchi o troppo appiccicosi. Ogni animatore oltre al tavolo di animazione era munito di moviola ed aria condizionata in ogni stanza in assoluta tranquillità, ma sterile rispetto allo studio di Hyperion che era invece più informale e confusionario. Disney voleva riuscire a creare un luogo di lavoro stupendo sia a livello architettonico in stile Art Decò sia soddisfacente per chi ci lavorava. I dipendenti avevano ogni tipo di comfort dal ristorante al centro benessere. Questa attenzione al dettaglio significava che i suoi artisti in realtà non avevano alcun motivo per lasciare il lavoro. Questo prototipo di studio sarebbe diventato modello per le future imprese high-tech dopo la seconda guerra mondiale. Come ricorda l’animatore Marc Davis “Ogni giorno era eccitante. Qualsiasi cosa facessimo, prima di allora non era mai stata fatta. Andare al lavoro era così entusiasmante. C’erano l’euforia e la competizione; eravamo tutti giovani e stavamo tutti facendo qualcosa d’importante.”









Ciò ricorda molto quello che fece Steve Jobs per la progettazione e la costruzione del Pixar Campus di Emeryville assieme all’architetto Peter Bohlin e al designer Jony Ive in un’intervista nel documentario “The Pixar Story” (2007): “Vogliamo metter tutti sotto lo stesso tetto e vogliamo incoraggiare le collaborazioni non pianificate. Per far accadere tutto questo, la nostra scelta è stata quella di mettere tutto quello che di solito ci porta fuori dall’ufficio durante la giornata lavorativa in un grande atrio nel centro dell’edificio: le porte per entrare in azienda, le scale principali, la macchina del caffè, la sala riunioni, la sala proiezioni e il bagno. E così, dieci volte al giorno tutti i dipendenti si incontrano al centro dell’azienda e mirano le loro idee, parlando con persone che normalmente non vedrebbero nel loro flusso di lavoro”.











Furono poi costruiti 4 studi di posa per la produzione dei film live-action. Lo Studio 1 fu edificato nel 1940 per le sequenze live-action di “Fantasia” (1940). Nel 1948, il produttore e attore tv Jack Webb, amico di Walt, stava cercando uno studio dove registrare una nuova serie. Così firmò un accordo secondo il quale avrebbe co-finanziato la costruzione di uno studio nuovo più grande sul terreno della Disney, in cambio dello spazio per la produzione del suo nuovo spettacolo. Così nacque lo Studio 2, usato per le prime serie di “Dragnet” (1951-1959), destinate ad un lungo successo. Lo Studio 3, con il suo grande serbatoio d'acqua, fu specificamente costruito nel 1954 per produrre il film “20.000 leghe sotto i mari” (1954). Lo Studio 4 costruito nel 1958 fu usato per girare le scene cavernose del film “Darby O'Gill e il Re dei folletti” (1959). In seguito divenne famoso per essere il set di “Mary Poppins” (1964). In questo studio furono costruite la casa della famiglia Banks in Cherry Tree Lane, le strade e il parco del film. Nel 1988 lo Studio 4 fu diviso in due creando lo Studio 5 per le serie tv. A metà degli anni ’50 i primi set esterni permanenti  furono realizzati per la serie tv “Zorro” nel 1957 e per le serie tv con Elfego Baca e Texas John Slaughter. Più film live-action venivano creati più set esterni venivano costruiti. Le prime quattro case residenziali vennero costruite per il film “Un Professore tra le nuvole” (1961), mentre il quartiere finanziario nel 1965 per i film “4 bassotti per 1 danese” (1966) e “I ragazzi di Camp Siddons” (1966). Con gli anni a venire, lo studio si allargò sempre più con campi da softball e nuovi uffici.





















Dopo la morte di Walt Disney gli studi si ampliarono con nuovi iconici uffici. Nel 1985 lo studio di architettura Michael Graves Architecture & Design progettò il Team Disney Building, un edificio di 350.000 metri quadri con 1000 posti auto sotterranei adibito ad uffici. Il design esterno era molto iconico. Lo studio infatti costruì una facciata di 20 metri di altezza in stile greco con capitelli e frontone, reinterpretando in chiave Disney il partenone greco. Le cariatidi infatti erano i 7 nani che si affacciavano su una piazza pedonale con una statua in bronzo di Walt Disney e Mickey Mouse simile a quella di Disneyland. Nel 1994 lo studio Robert A. M. Stern Architect costruì un altro simbolo dello studio, il Feature Animation Building, oggi quartier generale dei Walt Disney Picture Animation Studios. L’edificio fu costruito su 4 piani, iscritto in una torre a forma di cono, ispirato al cappello di Topolino nel film “Fantasia” (1940). I materiali scelti furono gli stessi della progettazione dell’industrial designer Kem Weber.
















Possiamo ammirare lo studio di Burbank nel film “Il Drago riluttante” (1941) per ripercorrere insieme all’attore Robert Benchley tutto il processo creativo dello studio Disney negli anni ’40, soddisfando la grande curiosità riguardo il dietro le quinte Disney. Così recentemente ritroviamo lo studio in funzione nel film “Saving Mr. Banks” (2014) dedicato alla produzione del film “Mary Poppins” (1964) con Tom Hanks nei panni di Walt Disney ed Emma Thompson nei panni di Mrs. Travers. Da ricordare nel documentario “Waking Sleeping Beauty” (2010) anche un giovane animatore di nome John Lasseter che filmò con una cinepresa Super8 la vita degli studi negli anni ’80 e il processo di animazione tra l’analogico e il digitale.



















Walt Disney voleva bene ai suoi dipendenti e come narrava in un suo discorso del 1941 li esortò dicendo: “Voglio dire che per vent’anni ho lavorato duro, mi sono trovato in circostanze davvero difficili, mi sono sacrificato e ho scommesso tutto per portare questa compagnia al punto in cui si trova ora. […] Questa attività è stata, ed è ancora, un’impresa pionieristica. Ciascuno di voi qui è un pioniere. […] Dovremmo sentirci tutti baciati dalla fortuna per essere qui, avere un’opportunità, essere parte di una grande impresa alle sue prime fasi. […] Questa azienda è pronta a progredire. Se volete progredire con essa, dovete essere preparati - dovete essere preparati per un po’ di duro lavoro - dovete migliorare in tutti i sensi - dovete farvi forti. Perché questa società sopravviva alle molte tempeste che l’attendono, deve essere resa forte; e questa forza proviene dalla forza individuale dei suoi dipendenti.”