“Leggo nel palmo della mia mano
la linea dei miei beni e
delle mie pene
e mai mi hanno detto
il mio destino amoroso.”
(Destino, Salvador Dalí)
Geniale, irriverente, megalomane, ironico, provocatorio, sognatore, surreale: questo era Salvador Dalí. Per la sua grande forza visiva ed intellettiva seppe collaborare con alcune figure chiave della settima arte, da Luis Buñuel ad Alfred Hitchcock fino al visionario Walt Disney, costruendo con loro una grande unione tra pittura e immagini in movimento; immaginari di diversa natura che si fondono e si scontrano al tempo stesso. Walt Disney così come Dalí costruì la nuova cultura dell’immaginario del XX secolo, una “cultura popolare di massa”. Disney e Dalí si unirono in un dialogo tra cultura d’avanguardia e cultura pop, tra surrealismo e industria visiva, costruendo “un’arte per le masse”, come fece Andy Warhol in quegli anni con la Pop Art.
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Salvador Dalí, Andrè Breton, Alfred Hitchcock, Andy Warhol, Walt Disney |
Grazie a questo incontro formarono un’arte massificata tra miti surreali e visioni popolari. Non è un caso che il fondatore del surrealismo, Andrè Breton parla del nuovo mezzo cinematografico come “unico mistero assolutamente moderno […]. Il cinema non solo ci presenta esseri in carne ed ossa, ma anche i sogni di questi esseri trasformati in carne e ossa. Il cinema raggiunge quel punto dello spirito in cui la vita e la morte, il reale e l’immaginario, il passato e il presente il comunicabile e l’incomunicabile, l’alto e il basso, cessano di essere percepiti in modo contraddittorio.”
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I surrealisti |
Per ripercorrere al meglio questa storia il Walt Disney Family Museum dal 10 luglio 2015 al 3 gennaio 2016 ci narra la storia di questi due personaggi in una mostra curata dal regista Ted Nicolaou in collaborazione col Dalí Museum in Florida dal titolo “Disney e Dalì: Architetti dell’Immaginazione”. In questo coinvolgente viaggio viene raccontata la storia dell’alleanza tra il surrealista spagnolo e l’innovatore americano, mostrandoci due diverse personalità attratte l’un l’altro da un’ammirazione reciproca. Attraverso un’esperienza visiva ed interattiva lo spettatore si potrà immergere nei dipinti originali, nei bozzetti, nelle opere d’arte concettuali, negli oggetti, nelle corrispondenze, nei film d’archivio, nelle fotografie e nelle molte opere di artisti dello studio Disney quali Mary Blair, Eyvind Earle, John Hench, Kay Nielsen che aiutarono i due iconici visionari alla realizzazione del cortometraggio incompiuto “Destino” finito successivamente nel 2003 con le musiche eseguite dal compositore messicano Armando Dominguez. Come racconta il nuovo direttore del Museo Disney, Kirsten Komoroske: “Il Walt Disney Family Museum, fondato dalla figlia Diane, mostra la storia della vita di Walt Disney, ispiratrice dei numerosi visitatori che ascoltano la loro immaginazione al fine di perseguire i loro obiettivi. In linea con questa idea, le mostre del museo ci raccontano dei sognatori, degli innovatori e dei collaboratori di Walt Disney.”
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The Dalí Museum |
Anche se i due hanno tre anni di differenza, l’immaginazione di entrambi fu un’unione di realtà e sogno. Disney nato a Chicago nel 1901 fu cresciuto nella piccola cittadina di Marceline in Missouri, mentre Dalí nato nel 1904 a Figueres in Spagna, passava il suo tempo nelle baie rocciose della Costa Brava e nel villaggio dei pescatori di Cadaqués. Entrambi esplorarono la loro immaginazione sperimentando il loro talento creativo con la testa tra le nuvole ed i piedi ancorati a terra, sognatori di storie e di sperimentazione visive. Disney divenne vignettista al liceo frequentando corsi serali all’Accademia delle Belle Arti di Chicago, mentre Dalí ebbe la sua prima mostra pubblica al Teatro Comunale di Figueres ad appena 15 anni, tre anni dopo si iscrisse all’Accademia Reale di Belle Arti di Madrid mostrando già al pubblico e ai suoi coetanei la sua estetica eccentrica. In anticipo sui tempi dopo numerosi sforzi, l’uno nell’animazione e l’altro nell’arte raffinata, abbracciarono entrambi le nuove forme d’arte emergenti e il cinema. Disney era infatti affascinato dalle nuove tecnologie nel campo fotografico, nel suono, negli effetti speciali, così Dalí era estasiato dal modernismo, dagli effetti ottici, dall’improvvisazione jazz e dai nuovi processi creativi che gli permisero sempre più di creare nuova arte. Entrambi erano uniti dall’arte e dalla tecnologia in una sorta di potenza tecnico-artistica che producesse immaginazione al pubblico.
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Walt Disney da bambino |
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Walt Disney da adolescente |
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Walt Disney al fronte |
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Walt Disney mentre disegna una avventura di Alice Comedies |
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Walt Disney e la macchina da presa |
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Salvador Dalí da giovane |
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Salvador Dalí da giovane |
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Salvador Dalí da giovane |
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Salvador Dalí da giovane |
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Garcia Lorca e Salvador Dalí da giovane |
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Gala e Salvador Dalí |
Nel 1936 le loro opere si incrociarono al Museum of Modern Art di New York per la mostra “
Fantastic Art, Dada, and Surrealism” dove Dalí espose alcune sue opere e Disney alcune cell animate di una Silly Simphony dal titolo
“Three Little Wolves” (I tre porcellini e i tre lupetti, 1936) (link)
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Catalogo della mostra (Collezione Grandi) |
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La costruzione di un'opera surreale |
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L'ingresso alla mostra al MoMA |
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Storyboard "Three Little Wolves" (1936) |
Nel 1937 Dalí scrive al suo amico André Breton:
“Sono in contatto con tre grandi surrealisti americani, i fratelli Marx, Cecile B. De Mille e Walt Disney.” Walt Disney in quel periodo aveva bisogno di nuovi stimoli stilistici e i lavori degli artisti europei potevano essere utili a migliorare l’aspetto fiabesco dei suoi film. Così anni più tardi, dopo aver letto l’autobiografia di Salvador Dalí, gli propose una collaborazione agli studi Disney. Così si incontrarono ad un party organizzato da Jack Warner, capo della Warner Bros. Dalí anche se era impegnato nella lavorazione della sequenza onirica per il film di Alfred Hitchcock
“Spellbound” (Io ti salverò, 1945) (
link) fu molto eccitato e motivato ad ascoltare Disney.
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Alfred Hithcock e Salvador Dalí sul set di "Spellbound" (1945) |
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Bozzetto della sequenza onirica del film "Spellbound" (1945) |
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Bozzetto della sequenza onirica del film "Spellbound" (1945) |
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Bozzetto della sequenza onirica del film "Spellbound" (1945) |
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Storyboard della sequenza onirica del film "Spellbound" (1945) |
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Alfred Hitchcock ed un quadro di Salvador Dalí |
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Gregory Peck, Ingrid Bergman, Salvador Dalí |
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Sul set del film "Spellbound" (1945) |
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Sul set del film "Spellbound" (1945) |
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Sul set del film "Spellbound" (1945) |
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Scena del film "Spellbound" (1945) |
Così gli propose un progetto alquanto visionario, costruire un episodio di sei minuti da inserire nel seguito di “Fantasia”(1940) dal titolo “Destino” estratto da una ballata di Armando Dominguez su testi di Ray Gilbert cantato dalla cantane Dora Luz. Con “Fantasia” Disney volle fondere l’esperienza sensoriale con le immagini e la musica per costruire un sogno, quello di farci visualizzare la musica. Come ricorda lo stesso Disney in occasione della première del film al Colony Theatre di New York: “In una professione che è stata un viaggio senza fine alla scoperta dei regni del colore, del suono e del movimento, Fantasia rappresenta la nostra avventura più eccitante. Finalmente abbiamo trovato un modo per utilizzare in un film animato la grande musica di tutti i tempi e l’ondata di nuove idee che essa suscita.”
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Programma di sala "Fantasia" (1940) (Collezione Grandi) |
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Programma di sala "Fantasia" (1940) (Collezione Grandi) |
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Programma di sala "Fantasia" (1940) (Collezione Grandi) |
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Programma di sala "Fantasia" (1940) (Collezione Grandi) |
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Programma di sala "Fantasia" (1940) (Collezione Grandi) |
Tutto ciò scatenò l’immaginazione di entrambi e nacque una grande intesa. Così Dalí firmò il contratto il 14 gennaio 1946 e divise il suo tempo tra Pebble Beach e i Walt Disney Studios di Burbank, scrivendo trattamenti, chiarendo le sue idee, bilanciando l’animazione, il live-action, e il disegno, lavorando a stretto contatto con John Hench e Bob Cormack. In quei giorni il “Los Angeles Times” titolò “Il Padrone di Mickey Mouse e l’Orologio molle fanno squadra” e Bob Thomas su un editoriale sul “Jersey Journal” annunciò “Disney e Dalí si uniscono per una strana opera cinematografica”. Ma entrambi ebbero due idee diverse viste le loro personalità. Disney pensava ad una storia d’amore, mentre Dalí ad “una esposizione della vita nel labirinto del tempo, alla ricerca del vero amore per trovare il proprio destino”.
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John Hench e Walt Disney |
Dalí in questo film voleva raccontarci i sogni enigmatici, la personalità dei personaggi simbolici, la metamorfosi, le doppie immagini tra surrealismo daliniano e le nuove suggestioni del pop americano. Hench e Dalí realizzarono momenti di páthos, accenti e ritmo uniti in un incontro tra un uomo e una donna, il destino di un amore complesso, contrastato da problemi familiari, muri che si ergono, ostacoli che avvicinano o separano la coppia. La storia è infusa di temi quali lo spaesamento, l’oggetto che non si trova nel suo ambiente abituale, reinventandone la sua funzione, la ricerca del vero amore, il paesaggio come memoria con richiami all’architettura classica, ad immagini quali il dio greco che guarda la ballerina, un grande occhio, i telefoni-guscio, gli orologi marmorei, le quinte prospettiche, i filari di cipressi alla ricerca di una quarta dimensione, “interminati spazi e sovrumani silenzi di una profonda illusione”. Grazie a questo film Dalí voleva avvicinare lo spettatore alla sua arte ancora di più che nei suoi quadri, costruendo un nuovo linguaggio grazie al mezzo animato, introducendo l’elemento tempo oltre a quello dello spazio.
Così per vari divergenze creative, ma soprattutto per problemi economici legati alla crisi della Disney in seguito alla seconda guerra mondiale, dopo meno di un anno di lavoro, “Destino” fu chiuso in un cassetto. Ma Hench credeva molto al progetto al punto tale che costruì un piccolo test di animazione di 18’’ composto da 135 schizzi nella speranza che il futuro fosse più roseo di quel momento. Furono realizzati oltre 200 storyboard e disegni da Dalí e Hench oggi custoditi nel Walt Disney Animation Research Library e nella fondazione Gala-Salvador Dalí, e una manciata di questi saranno esposti per la prima volta al Walt Disney Family Museum nel corso di questa mostra. Il percorso mostra non solo i lavori di Dalí, ma li confronta con opere d’arte di artisti Disney quali Mary Blair con l’opera “Sequenza dei camerieri” in “Cinderella” (Cenerentola,1950) molto vicina al tema e alla composizione dell’opera “Il Ponte rotto e il Sogno” (1945) che giustappone il surrealismo di Dalì contemporaneo di interpretazione moderna a quello grafico di Mary Blair. Così il drago realizzato da Eyvind Earle per il film “Sleeping Beauty” (La bella addormentata nel bosco, 1959) è influenzato dalle ispirazioni daliniane in un’epoca in cui Disney esortava i suoi artisti ad esplorare nuovi stili visivi surreali ed onirici.
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Walt Disney Animation Research Library |
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Il Ponte rotto e il Sogno” (1945) di Salvador Dalí |
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“Sequenza dei camerieri” in “Cinderella” (Cenerentola,1950) di Mary Blair |
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il drago realizzato da Eyvind Earle per il film “Sleeping Beauty” (La bella addormentata nel bosco, 1959) |
Nonostante la fine deludente del progetto “Destino”, l'amicizia tra Disney e Dalí non finì. Disney adornò le pareti della sua casa di Palm Springs con i dipinti di Dalí, dopo averlo accolto con sua moglie nella sua casa, facendogli far un giro sul suo trenino “Lilly Belle” durante una vacanza in California nel 1951. Così Disney e la moglie Lillian si recheranno in Spagna per incontrare Dalí nel 1957.
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Dalí, Disney e la locomotiva "Lilly Belle" - 1951 |
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Dalí e Disney in Spagna - 1957 |
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Dalí e Disney in Spagna - 1957 |
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Dalí e Disney in Spagna - 1957 |
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Dalí e Disney con le rispettive mogli in Spagna - 1957 |
Nel 1999, Roy Disney, nipote di Walt Disney, mentre stava lavorando per la realizzazione di
“Fantasia 2000” (1999), rispolverò il progetto
“Destino” (
link) e decise di riavviare la produzione. Venne così incaricato lo studio Disney di Parigi. Il corto fu prodotto da Baker Bloodworth e diretto dall’animatore francese Dominique Monfery, realizzato da un team di 25 animatori che decifrarono i bozzetti e gli storyboard di Dalì ed Hench soprattutto grazie ai diari scritti dalla moglie Gala. Il cortometraggio è un’unione di animazione tradizionale unita alla computer grafica che ha dato un tocco di poesia surreale daliniana. Non fu facile riordinare le idee di questo film perché i disegni non erano numerati e la storia non seguiva schemi razionali. Ma nel 2000 il 92enne Hench, ricordava perfettamente le scelte artistiche fatte con Dalí. La computer grafica venne usata per enfatizzare al meglio la plasticità della pittura daliniana, come la torre di Babele, il campanile e la parete sospesa, mentre il tratto pittorico fu sublimato dall’animazione tradizionale. Il corto fu proiettato per la prima volta il 2 giugno del 2003 al Festival Internazionale d’Animazione di Annecy, poi successivamente nei vari festival di Melbourne, Montreal, New York e Venezia e nello stesso anno fu nominato agli Oscar.
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Roy E. Disney |
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Scena tratta da "Fantasia 2000" (1999) |
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Fotogramma "Destino" (2003) |
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Fotogramma "Destino" (2003) |
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Fotogramma "Destino" (2003) |
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Fotogramma "Destino" (2003) |
L'amicizia tra Disney e Dalí è racchiusa anche in questo piccolo corto, un viaggio durato 57 anni, nato dalla reciproca ammirazione di due artisti visionari che ci portarono in questo incredibile percorso chiamato immaginazione, inondato di immagini, suoni, orizzonti di un’arte che ci ha contaminato e contamina il nostro immaginario collettivo ogni giorno.
© Immagini di proprietà di ARL Disney, Walt Disney Family Museum, The Dalí Museum, Gala-Salvador Dalí Foundation.