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19 luglio 2015

MyNewGreatStory: Disneyland: 60 anni d'immaginazione e magia



“Tutti quelli che sono arrivati in questo posto felice siano i benvenuti. Disneyland è la vostra terra. Qui il tempo rivive ricordi antichi del passato e qui la gioventù può assaporare la sfida e le promesse del futuro. Disneyland è dedicata alle idee, ai sogni e agli avvenimenti che hanno costruito l’America, nella speranza che sia fonte di allegria e di ispirazione per tutto il mondo”

(Tratto dal discorso dell’inaugurazione, 15 luglio 1955 - Walt Disney)


60 anni di sogni, di immaginazione e di avventure. 60 candeline per l’unico parco a tema progettato e realizzato sotto la supervisione di Walt Disney: Disneyland. L’obiettivo principale di Walt era quello di costruire il posto ideale e perfetto per le famiglie americane, “The Happiest Place on Earth” come recitava l’insegna al suo ingresso. Doveva essere un luogo di divertimento basato sull’immaginazione e sulla fantasia. Il 1955 era l’anno perfetto per far nascere un parco divertimenti perché ebbe inizio il “babyboom”, nasceva una nuova generazione di bambini, figli della seconda guerra mondiale. La classe media americana infatti poteva beneficiare di buoni servizi ferroviari, di nuovi servizi aerei, di grandi centri commerciali, ma soprattutto con le grandi high-way potevano spostarsi in automobile in maniera più comoda. Disney con questo parco a tema, dopo il cinema di animazione, voleva rivoluzionare la società con “i servizi di intrattenimento”. Disneyland nei weekend doveva diventare la meta ambita della società americana, 65 ettari di parco divertimenti a soli 30 chilometri da Los Angeles nella cittadina di Anaheim.




L’idea di un parco tematico venne a Disney mentre accompagnava le sue due figlie al Griffith Park di Los Angeles. Pensò di costruire un parco ad hoc per la casa di Topolino, uno spazio dove gli adulti e i bambini potessero giocare assieme. Come racconta Walt Disney: “Disneyland non è stata creata da una mente in infantile: è nata piuttosto dal dialogo che ho avuto con uomini sinceri, che non si vergognano di essere anche bambini…A che età non siamo più bambini? A sei, diciotto, trenta, sessant’anni? Se siamo onesti, risponderemo mai: la curiosità, l’entusiasmo, la voglia di piangere e ridere sono virtù tipiche dei bambini…Un adulto incapace di essere bambino non può gustare il piacere della vita…L’importante è non invecchiare mai!”



Il concept iniziare era di costruire il “Mickey Mouse Park” vicino ai nuovi studi di Burbank. L’intento era estendere la visita degli studi ad un parco tematico dedicato ai personaggi Disney. Così iniziò a visitare numerosi parchi a tema per trarne ispirazione come il Tivoli Gardens di Copenhagen, l’Efteling in Olanda, il Greenfield Village in Michigan, il Playland a Rye, NY e il Fairyland a Oakland, CA. Ma Roy non era intenzionato ad ascoltare il fratello perché questa sua nuova idea avrebbe creato scompiglio negli studi di animazione, non portando giovamento alle produzioni future. 

Tivoli Garden
Così Walt senza ascoltare il fratello fondò una nuova società la “Wed Entreprises”, acronimo del suo nome, pagandosi da solo le spese di questo nuovo progetto. Mise insieme i migliori tecnici degli studios e gli diede il nome di “Imagineers”, gli ingegneri dell’immaginazione, per aiutarlo a realizzare il suo grande sogno: costruire uno incredibile parco-spettacolo Disney di proporzioni gigantesche. Il parco doveva essere fruibile ogni giorno da tutte le famiglie americane che potevano addentrarsi in una tipica cittadina americana, circondata da montagne e fiumi ed una stazione che avesse un treno che circolava lungo tutta l’area del parco, come nella sua villa, ma in scala più grande per poter dare la possibilità a tutti di poter vivere quelle emozioni. La stazione doveva essere l’ingresso del parco composto da una strada principale detta “Main Street” che doveva ricordare la sua città natale Marceline con una banca, un tribunale, una stazione dei pompieri, un cinema, un emporio, un barbiere, un negozio di magia e molti altri edifici. 

Gli Imagineers






Tutto doveva avere una scala minore rispetto alla realtà perché l’intento di Walt era di far vedere ogni cosa dalla prospettiva e dalla visione di un bambino. Ma soprattutto voleva immergere lo spettatore nel suo film migliore con i suoi personaggi più celebri. Alla fine di questo percorso doveva ergersi un castello delle fiabe. Davanti ad esso doveva esserci una piazza rotonda che indicava le 4 direzioni dei 4 territori, Adventureland (la Terra dell’Avventura), Frontierland (la Terra della Frontiera), Fantasyland (la Terra della Fantasia), e Tomorrowland (la Terra del Domani). A Disneyland non ci si poteva perdere, ma soprattutto si doveva riuscire a visitare il parco in un giorno solamente. 
Adventureland doveva immergere lo spettatore nella grande avventura dei paesi tropicali ed esotici, con l’attrazione “Jungle Cruise”, dove con una serie di canoe si poteva scoprire la natura incontaminata e le varie specie animali nella più grande foresta del mondo.
Frontierland doveva raccontare tutta la storia della conquista del vecchio West dove si poteva salire sul “Mark Twain”, un battello a vapore a pale tipica del fiume Mississippi.  
Fantasyland era la terra della fantasia, molto cara a Disney, dove si potevano incontrare i personaggi in carne ed ossa del mondo di Alice, da Topolino a Pinocchio, dai Sette Nani fino a Cenerentola. Al centro del regno della fantasia doveva ergersi il “carosello di Re Artù”, la giostra dei 72 cavalli bianchi, l’attrazione preferita da Walt, colei che aveva fatto nascere l’idea di questo fantastico parco.
Tomorrowland era il racconto del futuro, dove la scienza apriva le porte al pubblico. Progresso, invenzioni e scienza si univano per incuriosire la folla con attrazioni come “Autopia”, dove si potevano guidare modelli di automobili fino alla monorotaia aperta nel 1959.






Disneyland doveva essere il luogo dove ogni persona poteva essere serena e felice e infatti il pubblico veniva accolto da un personale qualificato e sorridente, felice di lavorare in quel posto così magico. Walt Disney creò la sua utopia urbanistica, dando importanza al suo brand con il paesaggio urbano e naturale, la tecnologia, la comunicazione e il trasposto di massa.








Per costruire Disneyland servirono molti sforzi economici al punto tale che Walt ipotecò tutti i suoi averi, persino l’assicurazione sulla vita. Walt era alla ricerca di buoni finanziatori, ma tutti gli sbattevano la porta in faccia perché credevano che un progetto così faraonico ed utopico potesse fallire in poche settimane. Ma Walt non demorse e pensò al nuovo mezzo, la televisione. Il piccolo schermo infatti poteva tornargli utile per finanziare la costruzione del parco. Chiese alla rete televisiva newyorkese Abc uno scambio. Walt Disney si impegnava a costruire un programma televisivo settimanale su rete nazionale e la rete gli doveva promettere di finanziargli il progetto Disneyland, sponsorizzando il parco su scala nazionale grazie al nuovo mezzo di comunicazione. Abc accettò l’offerta e investì 500.000 dollari concedendo a Disney un prestito di 4.500.000 dollari. Il programma tv “Disneyland” lo avrebbe condotto Walt in persona, introdotto dal personaggio Trilli di Peter Pan che avrebbe invogliato il telespettatore a questo nuovo mondo. Il programma consisteva in una selezione di cortometraggi inediti e non, ma soprattutto la visione di alcuni trailer sul parco tematico in via di sviluppo.






Dopo la progettazione e l’investimento, serviva un posto adeguato dove costruire il parco. L’istituto di ricerca di Stanford aiutò Disney alla scelta del luogo, 65 ettari di terreno vicino ad Anaheim potevano essere perfetti per far nascere la nuova creatura dello zio Walt. Disney imparò a leggere le planimetrie, seguendo ogni fase di costruzione, dalle strade agli edifici. Era talmente ossessionato dal suo “nuovo film in evoluzione e in movimento” che dormiva nell’edificio dei pompieri gli ultimi giorni prima dell’inaugurazione. 



Ma il giorno dell’inaugurazione era arrivato. Disneyland era pronta. Domenica 17 luglio 1955 vi fu l’inaugurazione. Per Walt il suo sogno si era avverato ancora una volta, ma era preoccupato e teso perché aveva paura che il pubblico non avrebbe capito il suo nuovo mondo. All’inaugurazione vi erano il sindaco di Anaheim, le istituzioni della contea di Orange, lo stato, la marina, la stampa e tutto il personale Disney. Quella mattina si svegliò nel suo letto provvisorio nella stazione dei pompieri e vide dalla sua finestra una folla urlante che cercava di entrare. Da qui capì che forse tutto ciò che aveva costruito ed immaginato sarebbe rimasto nella storia. 
La giornata non iniziò per il meglio, in effetti fu soprannominata la “domenica nera”, perché fu un enorme scompiglio. Il primo problema furono i parcheggi sottostimati perché i visitatori stimati dovevano essere 10.000, mentre in effetti vi furono entrate per 30.000 persone. I ristoranti rimasero senza cibo. I cestini erano pieni zeppi di rifiuti ed il grande caldo di luglio spaccò l’asfalto, mentre sul battello “Mark Twain” entrò acqua a causa del grande affollamento di persone. Walt Disney correva da una attrazione all’altra per controllare il flusso incontrollato di visitatori che si addentrava in questi nuovi mondi, seriamente preoccupato, cercava di arginare ogni cosa sorridendo e firmando autografi. La Abc con 22 camere trasmetteva in diretta l’inaugurazione presentata da un giovane Ronald Reagan, ma fu un disastro a causa dei numerosi imprevisti tra un’attrazione e l’altra.









Insomma Disneyland non aveva iniziato col piede giusto, ma come disse Walt: “Finchè c’è immaginazione nel mondo, Disneyland non sarà mai completa”. Lo show era iniziato e il parco doveva essere solo sistemato per l’apertura ufficiale. Il 18 luglio, il parco fu ufficialmente aperto al pubblico, che attendeva con ansia fuori i cancelli già da notte fonda. Disney fece in modo di correggere il tiro nelle settimane successive studiando al meglio il traffico stradale, inventandosi un carnet di ingressi per ogni attrazione, cosicché le persone non dovessero pagare ogni attrazione ogni volta. Insomma non mollò il colpo, ma verificò ogni giorno il grande funzionamento della sua nuova macchina scenica. Si inventò un’università di formazione dei dipendenti, la “Disney University” fondamentale per il training interno e fu costruito il primo hotel del parco, il “Disneyland Hotel”. Alla fine del 1955 il parco era stato visitato da un milione di persone ed erano tutti felici di aver preso parte a questa grande avventura in prima persona.







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